Il cinema e la letteratura per l’infanzia, le grandi produzioni e i film d’autore, il rito pubblico del tappeto rosso e la riservatezza della vita familiare, l’impegno civile e il gioco malizioso della seduzione. L’attrice americana Julianne Moore, 56 anni, ha tante facce e ama mostrarle tutte.
Nella sua carriera, esplosa quando aveva superato i 35, ha interpretato personaggi trasgressivi o inquietanti, afflitti dalla solitudine o vittime delle convenzioni sociali come la protagonista di Lontano dal paradiso. Ed è apparsa più di una volta senza veli, come in Maps to the Stars, in cui dava vita a una bollente scena di sesso con il giovane Robert Pattinson.
Si vanta di non avere inibizioni: «Essere nuda sullo schermo non mi fa nessun effetto, il corpo è uno strumento del mio mestiere», assicura.
Ha vinto l’Oscar nel 2015 per il ruolo della malata di Alzheimer nel film Still Alice e molti altri premi. Oggi, mentre le attrici della sua età vanno alla ricerca disperata di buoni ruoli che non siano necessariamente quelli di madre o di nonna, Moore gira un film dietro l’altro e non si nega nessuna esperienza: già testimonial della casa di bellezza L’Oréal, ha accettato di interpretare, sexy e sofisticata, la campagna della nuova linea Florale del marchio di lingerie Triumph.
Ha un marito di dieci anni più giovane, il regista Bart Freundlich (da cui ha avuto i figli Caleb, 19, e Liv, 15) e scrive libri per bambini senza rinunciare all’attivismo politico: da sempre schierata con il Partito democratico, nel gennaio scorso era in prima fila alla marcia per i diritti delle donne a Washington.